Testata

Ungaretti poeta e soldato

Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia

Gorizia, Museo di Santa Chiara
26 Ottobre 2024 - 4 Maggio 2025

Giovanni Frangi

I fiumi hanno il senso della libertà. Sulle loro sponde sono nate tutte le civiltà del Mediterraneo.

Prova a immaginare l’antico Egitto senza il Nilo. O la civiltà mesopotamica senza il Tigri e l’Eufrate. Il Tevere, con tutti gli affluenti, genera le genti italiche e la civiltà romana. I popoli della Padania e del nord dell’Italia nascono sulla terra del Po. L’Arno è etrusco, coltivatori diventati un popolo di navigatori con porti di approdo in tutto il Mediterraneo, come i Fenici.

Senza fiumi non è possibile vivere. Mi incanta vedere l’acqua che scorre. Sicuramente per questo sono sedotto da quella memorabile poesia di Ungaretti.
Parole di una potenza intellettuale immensa, come i primi vent’anni del secolo scorso che sono stati gli anni dei giganti. Veri artisti che credevano nel sublime, nell’assoluto senza retorica. Artisti, nel senso che vivevano così, senza distinguere tra l’arte e la vita. La vita al servizio dell’arte.

Il fine era la creazione, non il mercato. Le case editrici erano stamperie. Non esisteva ancora l’industria culturale, che è un’invenzione americana un po’ come l’industria del cinema.

Oggi chi produce arte è dentro un meccanismo di massa, drogato dal commercio. L’arte è diventata prodotto. Si crea per vendere. Non c’è più quella visione del mondo che parteggiava per l’assoluto, in qualche modo si è persa.

Gli artisti del primo Novecento non sottostavano alle regole del mercato, avevano un loro cenacolo. Forse sentivano che la crisi del loro secolo cominciava da lì.
I miei fiumi sono invece il Lys, la Dora Baltea e l’Anza, quando è ancora torrente. Sono il Naviglio, che non è un fiume, ma lì vicino ho avuto il mio studio per molti anni, la Senna e il Tamigi, sempre grigio, dove ho dipinto molti quadri che non ho più. E poi il grande Po a San Rocco, vicino a Piacenza, specialmente di notte.

mostra a cura di
Marco Goldin

Gorizia, Museo di Santa Chiara

26 ottobre 2024 - 4 maggio 2025