Testata

Ungaretti poeta e soldato

Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia

Gorizia, Museo di Santa Chiara
26 Ottobre 2024 - 4 Maggio 2025

Graziella Da Gioz

Le poesie scritte da Giuseppe Ungaretti nella raccolta Il porto sepolto riportano l’annotazione del luogo in cui furono scritte. Tra questi luoghi ne ho scelti in particolare due, percorrendoli e osservandoli a lungo: il monte San Michele e il fiume Isonzo.

Ungaretti scriveva nel 1966: «Il Carso non è più un inferno, è il verde della speranza», ma durante il conflitto «era un luogo nudato, un luogo di spavento, ma non ne era spaventata la nostra anima, era sola, offesa che il nostro corpo fosse, in mezzo a tanta impazienza della morte, tanto, e solo, presente alla propria fragilità». Le parole di Ungaretti e i suoi bellissimi versi mi accompagnavano mentre osservavo e fotografavo le tracce delle trincee, ancora molto visibili: sono ciò che rimane di una ferita profonda nella nostra memoria e nella natura.

Con la pittura ho cercato di esprimere la mia emozione attraverso il contrasto dei colori tra boschi, prati gelati e questi solchi scuri che tagliano la roccia e la terra. La trincea come ferita, traccia e simbolo della violenza della guerra che distrugge gli uomini e la natura. Dopo la conquista della cima del monte San Michele, Ungaretti espresse nei suoi versi sentimenti di gioia e di vitalità alla vista del mare, dove il cielo appare immenso tra le nuvole e la notte illuminata dalla luce delle stelle: «Quale canto s’è levato stanotte / che intesse / di cristallina eco del cuore / le stelle».

Pensavo a queste parole e al ricordo del paesaggio dopo il tramonto durante l’esecuzione di un dipinto e di alcuni pastelli. Ho dedicato alcuni mesi allo studio dell’Isonzo, al colore dell’acqua che cambia durante le ore del giorno, attraverso disegni e dipinti a olio su tela. Dopo Gorizia il fiume si restringe, diventa più impetuoso, un torrente fra le pietre e le montagne. Ho scelto quel tratto che va da Gradisca a Sagrado dove si allarga e si divide tra risorgive, anfratti del greto e canali. L’acqua scorre verso il mare e sembra portare con sé tutte le tracce della memoria: grovigli di piante, pietre, oggetti. Nei miei disegni e dipinti questi resti di alberi in controluce nell’acqua sono simboli della natura che muore: piante e animali che come i corpi dei soldati sono trascinati verso il mare. Sono elementi che hanno perso la forma e il ricordo, diventano tracce, segni, pennellate più scure.

Le rive desolate sono oggi rivestite da alberi e il loro riflesso si frantuma nella luce, specchio del cielo. Appare qualche volta il greto bianco, illuminato dal sole. Come scrive il poeta: «Questo è l’Isonzo / e qui meglio / mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell’universo».

mostra a cura di
Marco Goldin

Gorizia, Museo di Santa Chiara

26 ottobre 2024 - 4 maggio 2025