I webinart di Marco Goldin
L’arte più bella dell’Ottocento e del Novecento
Un ciclo di lezioni da non perdere
Un ciclo di lezioni da non perdere
Dopo quasi un anno di dirette su Facebook, e oltre 50 ore di contenuti realizzati sempre da Marco Goldin, offerti ogni volta a titolo gratuito da Linea d’ombra e che hanno registrato l’incredibile successo di 3 milioni di visualizzazioni totali, dal gennaio 2021 sono iniziati I webinart di Marco Goldin.
Un canale esclusivo riservato alla pittura e alla scultura, in cui Marco Goldin dà vita a un vero e proprio corso di storia dell’arte sull’Ottocento e il Novecento, con l'aggiunta di specifici approfondimenti sulle più belle mostre in corso nel mondo. Occasione quindi unica e irripetibile per continuare ad ascoltare le sue lezioni e i suoi racconti sull’arte, ancora più ricchi e sempre con il tono che avete imparato a conoscere e ad amare. Mai cattedratico e invece sempre colloquiale e narrativo, empatico.
Le lezioni/racconto, della durata ciascuna di circa due ore, originariamente proposte in diretta su Zoom, sono ora disponibili, con un nuovo montaggio e ulteriormente arricchite di immagini, a noleggio su Gumroad.
Per i cinquant’anni della sua fondazione, il Van Gogh Museum, in collaborazione con il Musée d’Orsay, ha organizzato, per la prima volta nella storia, una mostra esclusivamente dedicata alle ultime settimane di vita di Van Gogh a Auvers-sur-Oise, il piccolo villaggio a nord di Parigi.
Dei 74 quadri dipinti in quel periodo, nel museo olandese sono ora riuniti, fino al prossimo 3 settembre, 50 dipinti, assieme a una trentina di disegni, provenienti da istituzioni e collezioni private di tutto il mondo.
Tra gli altri, il grande merito di questa esposizione è quella di accendere una luce esclusiva sulla qualità straordinaria dell’opera dell’artista nel suo ultimo periodo di vita, altrimenti e troppo spesso raccontato, in campo letterario e in alcune riduzioni cinematografiche di successo, quasi esclusivamente per il suo esito tragico.
Anni di studio e rigorose ricerche hanno portato a nuove e più esatte identificazioni circa i luoghi in cui Van Gogh ha dipinto, consentendoci ora di seguirlo, giorno dopo giorno, a Auvers e nei suoi dintorni.
In questo esclusiva lezione, Marco Goldin, dopo averla visitata, racconta la straordinaria esposizione olandese, seguendone scrupolosamente il percorso allestitivo. La sua spiegazione, supportata da un ricchissimo apparato di immagini, è contrappuntata da continui, precisi e appassionanti approfondimenti sulla biografia e l’epistolario di Van Gogh, oltre che sullo sviluppo della sua fortuna, dagli inizi ai nostri giorni.
In due ore di lezione, potrete rivivere i settanta, intensissimi giorni che Van Gogh ha trascorso a Auvers, dal 20 maggio al 29 luglio 1890, quando infine lascia questa terra, avendo sparso bellezza ovunque e per sempre. Per tutti noi.
Con l’aprirsi dell’Ottocento è la Francia, per tutto il secolo, ad assumere un ruolo dominante non solo nell’ambito della pittura di paesaggio ma anche nel ritratto. Dapprima con Jacques-Louis David e poi con Géricault e Delacroix, per far tappa da Jean-Auguste-Dominique Ingres, maestro assoluto nella rappresentazione dei volti. Prima di arrivare al tempo impressionista, sarà Courbet a realizzare ritratti pungenti, a cominciare dai propri autoritratti. Quindi quella lunga, incredibile stagione che va da Manet a Degas, da Renoir a Cézanne, ma anche con insospettabili ritratti eseguiti dallo stesso Monet, il maestro per eccellenza della natura. Quindi l’evoluzione che giunge con Van Gogh e Gauguin.
Uscendo dalla terra di Francia, la Scandinavia propone molti artisti meravigliosi, al di sopra dei quali si eleva ovviamente Munch, che dipinge volti modernissimi dalla fine del XIX secolo fin quasi alla metà del successivo. In Germania si cementa dal 1905 l’arte degli espressionisti, che anche al ritratto dedicano opere di rara bellezza nuova, come quelle per esempio di Kirchner. Negli stessi anni, con intenzioni ugualmente d’avanguardia, i Fauves in Francia da Matisse a Braque non mancano di fare la loro parte in materia, prima che Picasso e gli altri cubisti spazzino via le regole della rappresentazione di un volto. Ma poi tantissimi e incantevoli isolati, da Schiele a Modigliani fino a Hodler, prima dell’avvento in Germania della “Nuova Oggettività”, Otto Dix in testa.
E poi, solo per dire di alcune altre esperienze indimenticabili, le figure tanto particolari di Hopper in America, quelle di Bonnard in Francia, o quelle di Giacometti in Svizzera. La lunga linea di tradizione inglese, da Graham Sutherland a Francis Bacon, da Lucien Freud a David Hockney, fino a due figure isolate e silenziose, piene d’incanto, come quelle di Andrew Wyeth ancora in America e Antonio López García in Spagna.
Marco Goldin racconta l'affascinante storia del ritratto nell'arte occidentale in due webinart. Questo primo va dall’antichità fino al Settecento, mentre nel secondo l'analisi si conclude con i grandi artisti dell'Ottocento e del Novecento.
L'inizio, quanto mai suggestivo, è con i misteriosi ritratti del Fayum, risalenti al tempo dell’Egitto romano nei primi secoli dopo Cristo. Questi preziosi dipinti su tavola definiscono già in maniera piena una delle funzioni fondamentali dell'arte del ritratto, quella cioè di mantenere viva l'immagine, intatto il ricordo, di coloro che, partiti per un viaggio, più non sono e ancora si desidera che siano. Questo diventa possibile grazie all'immagine "vera" di un volto, che cessa dunque di essere maschera rituale o fisionomia stereotipata.
L'excursus prosegue nel Trecento con Simone Martini, sui cui fondi oro si profilano i primi ritratti, e con Giotto, "capace", come scrisse nel 1310 Pietro d'Abano, "di produrre una somiglianza in tutti i sensi". Viene poi l'incredibile stagione quattrocentesca, nelle Fiandre con Robert de Campin, Jan van Eyck e Memling che, con straordinaria abilità, eternano la vita di donne e uomini nella già modernissima sospensione dei loro sguardi.
In Italia è Pisanello a marcare un primo fondamentale sviluppo dell’immagine effigiata dei nobili delle corti italiane, ulteriormente evoluta poi nei ritratti di tre quarti di Andrea del Castagno e Domenico Ghirlandaio. Viene quindi Mantegna con la franca naturalezza dei suoi volti cui fa da controcanto la lontanante perfezione di quelli dipinti da Piero della Francesca o il vivido realismo di Antonello da Messina. A Venezia è insuperato maestro Giovanni Bellini che cesella autentici capolavori di eleganza espressiva ai quali si ispira, nei suoi soggiorni in laguna, Albrecht Dürer, sempre tuttavia fedele alla matrice incisoria della sua arte, senza cioè “trascurare la più piccola ruga o vena”. Ma è Leonardo colui che fa compiere a questo genere artistico un’autentica rivoluzione, riuscendo a dipingere, prima e ancor più del volto, l’anima di una persona, il mistero e l’enigma della sua unicità.
La lezione quindi prosegue, nel passaggio tra Quattro e Cinquecento, con Lotto e Perugino, prima della verità universale delle donne dipinte da Raffaello, artista capace, con moderna sensibilità, di sentire nei volti, finanche in quello di un papa, tutta la malinconia dell’esistenza. La stessa che si avverte nelle persone dipinte da Giorgione. Oramai dunque il ritratto, pur non abdicando alla sua funzione celebrativa, rende umana e vicina l’esistenza anche delle persone, siano esse un potente imperatore dipinto da Tiziano o un sarto fiero del suo mestiere ritratto da Moroni.
Il manierismo toscano di Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino traghetta la classicità rinascimentale verso una nuova modernità; enigmatiche figure si allungano, esaltate dalla sontuosa eleganza degli abiti.
L’audacia espressiva trova il suo compimento più alto in Caravaggio che, pur non dedicandosi in maniera specifica al ritratto, nei volti è stato sommo interprete dei moti dell’animo umano.
Il Seicento è una fucina incredibile di ritrattisti, da Rubens e Van Dyck che proseguono la lezione di Tiziano, per arrivare ai vertici assoluti di Rembrandt, per tutta la vita indagatore stupito della sua immagine, e Vermeer, poeta dell’anima e delle sue inaudite vibrazioni. Intanto, in terra di Spagna, il ritratto viene sconvolto dalla tellurica sensibilità di El Greco che inventa, ricreandole, le figure in posa davanti al suo cavalletto. Più riguardoso, eppure sempre complice, sarà lo sguardo di Vélazquez, dedicatosi con egual adesione a regnanti e buffoni di corte.
La lezione si conclude con il Settecento e l’incipriata malinconia dei volti di Le Brun o Watteau. Ai vaporosi ritratti di fantasia di Fragonard si contrappone la schietta verità degli autoritratti di Chardin. In Inghilterra il genere del ritratto è vivificato dalla rivalità tra Joshua Reynolds e Thomas Gainsborough, cui guarderà, in America, John Copley. In Italia perdura il gusto neoclassico e l'innovazione va cercata nelle singole scuole regionali: in ambito veneto, per esempio, Rosalba Carriera e Piazzetta, in quello lombardo Cifrondi e Pitocchetto. In Spagna infine è Goya che, guidato dagli esempi di Rembrandt e Vélazquez, scopre un nuovo senso della intimità: l’obiettivo non è ormai più la fedeltà mimetica, ma l’autenticità del sentimento della vita.
Nei mosaici ravennati del Mausoleo di Galla Placidia e di Sant'Apollinare in Classe troviamo tra le prime rappresentazioni di cieli stellati, astratta e ieratica cornice entro cui il divino si rivela. Quella distanza incolmabile, con un'autentica rivoluzione diventa misura umana ed esperienza del visibile nella volta e sulle pareti della Cappella degli Scrovegni dove Giotto affresca una notte attraversata da una vera stella cometa. E' questo il principio di un viaggio, tra i più affascinanti nella storia dell'arte, che Marco Goldin conduce sul tema della notte attraverso i secoli. Incontrando per primi Pisanello, Lippi, Piero della Francesca e poi i grandissimi del Rinascimento, da Raffaello a Tiziano, da Giorgione a Tintoretto, da Savoldo a Sebastiano del Piombo. Per arrivare quindi a Caravaggio che proprio nella notte trova le luci più drammatiche e vive per rivelare l'uomo.
Nell'oscurità vivono anche i bagliori sulfurei di El Greco o gli intimi chiarori delle "Fughe in egitto" dipinte da Rubens e Rembrandt. Dopo le rare vedute notturne di Canaletto, il viaggio prosegue fino alla stagione romantica di Friedrich, che nella luna trova il porto sicuro per lo sguardo dell'uomo, lo stesso approdo indicato da Turner capace anche, e come nessun altro, di far vivere incendiate oscurità. Viene quindi l’età del naturalismo e, sempre su questo tema, i rari quadri di Monet e quelli di Van Gogh dove la notte è ormai, e fino in fondo, autentica visione dell'anima.
Le quasi due ore di questa lezione, dopo un'approfondimento sui maestri nel Novecento, da Munch a Mondrian, da Matisse a Klee, da Hopper a Wyeth, e le magiche visioni notturne di Kiefer e Richter, si concludono con un omaggio di Marco Goldin ad alcuni amati maestri contemporanei, da Guccione a Sarnari, da Nucci a Polizzi, da Zuccaro a Puglisi, che nei cieli stellati della Sicilia hanno sentito e dipinto il più commovente profumo della notte.
Un'occasione irripetibile per conoscere la vita e l'opera di Vermeer con la guida di Marco Goldin che, dopo averla visitata, racconta la straordinaria mostra in corso al Rijksmuseum di Amsterdam, dove sono esposti 28 dei 37 quadri a oggi conosciuti del genio olandese.
Seguendo il percorso espositivo, scoprirete il mondo senza tempo di Vermeer, con una galleria di dipinti mozzafiato, dalla celeberrima Ragazza con l’orecchino di perla (che proprio Goldin ha esposto in Italia in una mostra rimasta memorabile nel 2014 a Bologna) alla Donna in blu che legge una lettera, dalla superlativa Veduta di Delft alla Lattaia.
Anche alla luce dei più recenti studi e delle relative scoperte, enterete in un universo fatto apparentemente delle brevi misure della vita quotidiana, ma in realtà - e nel profondo - ricco di preziose simbologie e, soprattutto, di quella umanità che il genio olandese ha saputo restituire nella sua dimensione più universale, e per questo a noi così vicina.
90 minuti tambureggianti, pieni di immagini e notizie, in cui Marco Goldin ripercorre la grande mostra che la Tate Modern di Londra ha dedicato (dal 5 ottobre 2022 al 12 marzo 2023) al pittore in assoluto più influente della storia dell’arte tra Ottocento e Novecento. Colui che ha anticipato Picasso e il cubismo e che ha avuto un ruolo fondamentale per tanti tra i grandissimi del XX secolo.
Dagli anni della formazione giovanile alla partecipazione, con ritrosia, alle prime mostre impressioniste, dai paesaggi all’Estaque vicino a Marsiglia ai ritratti folgoranti, dalle sublimi nature morte fino al canto finale della montagna Sainte-Victoire, sarete condotti alla scoperta di una delle vicende più affascinanti dell’intera storia della pittura.
Partendo dalla visione romantica di Friedrich e dal senso cosmico della natura in Turner, Marco Goldin sviluppa un grande racconto sul tema, così singolare e affascinante, della neve nell’arte dell’Ottocento.
In Francia è Courbet il primo a togliere a questo elemento qualsiasi significato di abbellimento, riconoscendovi invece, nei grandiosi sottoboschi e nelle scene invernali di caccia, la ruvida forza della realtà. Vengono poi, ed è il vero cuore della lezione, gli impressionisti che delle giornate di neve restituiscono le brevi misure di accadimenti quotidiani, scoprendo davvero tutti i colori del bianco. Impareggiato, anche in questo ambito, resta Monet che, con i disgeli sulla Senna e gli ancor più celebri covoni, sviluppa le prime serie, e la sua così profonda indagine sul concetto del tempo.
Sul tema della neve, vengono quindi registrate anche le episodiche, ma significative incursioni da parte di Gauguin e di Van Gogh. Quindi la panoramica si allarga a una selezione di pittori europei, italiani compresi, che, nella seconda metà dell’Ottocento, di questo tema hanno restituito il senso di un accadimento magico. Per chiudere infine con Munch e le notti gelate del Nord, dove la neve non è più attributo della realtà ma pienamente e fino in fondo un passaggio che si è fatto interiore.
Una lezione di grande ampiezza storica che abbraccia esattamente mezzo secolo di pittura di Claude Monet, con esclusione del tempo dedicato alle ninfee già oggetto di uno dei primi webinart. Dalle primissime prove, sulla scia del suo maestro Boudin in Normandia, alle variazioni sulla costa e sulle spiagge di Normandia degli inaugurali anni sessanta. Quindi in quel momento la presa di coscienza dell’importanza del dipingere sul motivo, tra il mare e le foreste attorno al villaggio di Barbizon. Poi il decennio storico dell’impressionismo, che vede in Argenteuil la vera e propria capitale, villaggio lungo la Senna dove Monet abita dal dicembre 1871 all’estate 1878. Poi la lezione si sofferma sul concetto fondamentale della messa in crisi da parte di Monet del plein air, negli anni ottanta, per giungere alle celebri “serie”, realizzate a Giverny, come i pioppi e i covoni, oppure le versioni della Cattedrale di Rouen. Fino alle nuove scogliere in Normandia e ai Mattini sulla Senna tra 1896 e 1897, e le divagazioni cittadine nel nuovo secolo tra Londra e Venezia.
In una parte d’Europa in cui l’arte è molto meno nota al pubblico, la Scandinavia, nel secondo Ottocento si affermano però tanti artisti di sensibilissimo fascino. La lezione di Marco Goldin è volta non solo a farli conoscere ma anche a suggerire legami e intrecci tra quelle quattro nazioni - Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia - e vari altri paesi non soltanto europei. Infatti, lo spirito affine alla pittura americana dei rappresentanti della Hudson River School traccia un ponte con la grande nazione al di là dell’oceano Atlantico. Più legata la Norvegia all’idea prima classica e poi romantica tedesca e invece le altre tre nazioni più vicine alla Francia, la vera dominatrice dell’arte ottocentesca. Si imparano quindi a conoscere artisti indimenticabili che soprattutto lavorano sul vastissimo paesaggio nordico, fino a due nomi, quelli di Hammershøi e Munch, che spalancano le porte della modernità.
Una lezione dedicata a una delle più straordinarie famiglie dell’arte di tutti i tempi, quella dei Giacometti dalla Val Bregaglia, nel cantone dei Grigioni in Svizzera. Alberto è notoriamente uno tra i massimi scultori del Novecento e le sue opere hanno segnato il progredire della modernità in arte. Ma viene al culmine di una vicenda familiare che ha avuto prima nel padre Giovanni, e nel cugino del padre, Augusto, due altri rappresentanti di assoluta grandezza. La lezione quindi vuole far conoscere dapprincipio i luoghi meravigliosi delle valli, dalla Bregaglia all’Engadina, in cui hanno mosso tutti loro i passi. Giovanni nel rapporto con Segantini e soprattutto con l’amico di una vita, Cuno Amiet, a sua volta grande pittore, e Augusto più rivolto a una particolarissima astrazione in cui il colore favoleggiava. Infine Alberto, il pittore, il disegnatore e lo scultore della solitudine dell’uomo moderno.
Morto a nemmeno quarant'anni, Van Gogh è però stato quasi subito guardato, assai più che in vita, come un vero precursore della modernità. In questa lezione affascinante, Marco Goldin intreccia i destini di coloro che vennero definiti espressionisti con quello del grande pittore olandese scomparso nel 1890. Il gruppo che si fondò con la mostra di Dresda del 1905, definito “Die Brücke”, mostrò subito come l’amore verso Van Gogh fosse stato indispensabile per la nascita della loro pittura, così come lo sarà anche negli anni successivi. La lezione approfondisce la penetrazione della fama di Van Gogh in Germania, la nazione che per prima venne acquisendo un numero assai significativo delle sue opere, sia in collezioni private sia nei musei pubblici. Da Kirchner a Nolde a Pechstein, tutti i pittori espressionisti idolatrarono la vita di Van Gogh così come i suoi quadri.
I VIDEO DEI WEBINART
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