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28 giugno 2018

Diario di Bretagna di Marco Goldin / 4

E un giorno d'estate, al suo primo giungere in Bretagna, a Pont-Aven, Gauguin decise di lasciare per un breve tempo la costa sulla quale si trovava. E tagliandola da sud a nord, attraversando la sua meravigliosa parte rurale, giungere a Plestin-les-Greves, sulla punta meridionale di una grandissima insenatura del mare nella Corniche Armorique. Ci andò a trovare un parente che lavorava per l'agenzia delle Dogane. Così oggi, percorrendo la sua stessa strada di 130 anni fa, ho scelto di attraversare la Bretagna addentrandomi nelle zone più interne, tra campi di grano e granoturco, querceti e cieli azzurri. Chilometri e chilometri di strade senza incontrare nessuno, passando da minuscoli villaggi di poche case, e attorno il verde del mondo e della vita. Di tanto in tanto i cartelli gialli che annunciano la chiusura di qualche strada per il passaggio del Tour de France, che sarà in Bretagna tra due settimane. E allora penso ai grandi ciclisti che ne hanno fatto l'epopea, e allora penso a quella infinita carovana colorata che si snoderà tra questi vigneti e su queste ondulazioni di terra e non ancora colline.
Il viaggio è durato due ore, a guardare, ad accarezzare il paesaggio con gli occhi, respirarne gli odori. Pensando a quando il pittore Paul Gauguin fece questo stesso percorso e forse si sorprese, incantato, di tanta bellezza. Voleva trovare il selvaggio e il primitivo, e lo trovò. La strada ferrata nel 1863 era arrivata a Lorient da Parigi, appena in ritardo rispetto alla Normandia, ma la Bretagna rimase molto più a lungo nel suo isolamento di silenzio e vento, nel suo essere avamposto atlantico. Gauguin si spostò su un carro e salì verso nord. Un piccolo viaggio nel tempo e nel suo tempo. Come lui ho attraversato oggi paesi, vuoti di qualsiasi persona all'ora del pranzo. Paesi con piazze meravigliose, cintate da alberi e fiori e al centro spesso una chiesa costruita come sempre in granito. E croci levate verso il cielo. Così per esempio a Guerlesquin, con l'orto di erbe aromatiche che cinge la chiesa su tutti i lati. E più in giù, fatto qualche gradino, grandi rose arancioni sotto a un altro crocifisso. 
E poi si arriva a Plastin-les-Greves, anche qui la chiesa è bellissima, anche qui le strade sono quasi deserte alle due del pomeriggio. Anche qui è venuto Gauguin, per una piccola vacanza in quella lontana estate. Arrivava dai campi di grano, arrivava dal giallo. Ho voluto seguirlo anche qui, ho voluto seguirlo fin qui. Si esce dal paese e si sale verso nord lungo la grande insenatura del mare, sul lato destro della costa. Subito l'immenso spettacolo della bassa marea a Saint-Michel-les-Greves, con il mare distante e una spiaggia che si allontana a perdita d'occhio, con i bambini che camminano per mano ai propri genitori. Piccoli punti colorati nella vastità dell'orizzonte invisibile. Poi a sera, tornando, il mare sarà molto più vicino, e figure che si bagnano, come nei quadri di Gauguin.
Salendo in cima alla Corniche Bretonne, si arriva a Ploumanac'h, al centro della Costa di granito rosa. È il solo momento di questo viaggio nel quale la bellezza struggente della preistoria, la bellezza struggente del tempo, perde un po' del suo silenzio e della sua solitudine. Il Sentiero dei doganieri è però una meraviglia, un abbaglio sul mare, un lampo rosa di rocce, continuamente protratto, senza fine. Si può immaginare, si ricorda, perché noi siamo dal ricordo di tutto ciò che è avvenuto prima di noi e dopo di noi accadrà. Noi siamo tutto il tempo. Così, davanti a questa costa passano vascelli con bianche vele gonfiate dal vento, vengono naufragi sulle rocce, vengono profumi e giornate di sole, come oggi.
È sera, è il tempo di tornare verso Pont-Aven, dopo avere incontrato Gauguin anche quassù. La strada del ritorno è diversa, prima verso Morlaix e poi tagliando tutto in mezzo al Parc Naturel Regional d'Armorique, tra laghi e paesaggi quasi montani. Uno spettacolo essenziale della natura, la preistoria e la poesia. Perché si corre in macchina sotto la luna, sotto la luna bianchissima di questa fine di giugno. La luna della vita e del destino, chiara come una notte che non finisca mai. E si plana su Pleyben, davanti al sublime complesso parrocchiale, con uno dei Calvari più belli della Bretagna, cinquecentesco. Non è ancora buio, è appena l'imbrunire. Si plana su Pleyben e sulla vita. Una sera della nostra vita. A domani.