
Van Gogh. I colori della vita
Padova, Centro San Gaetano
la mostra è aperta dal lunedì al venerdì
Padova, Centro San Gaetano
la mostra è aperta dal lunedì al venerdì
Un anno decisivo. 1888
Van Gogh ad Arles
Sesta sezione
Il 1888 è un anno fondamentale nella pur breve vicenda dell’artista olandese, poiché maturano, nella concretezza e nella bellezza dell’opera, molte riflessioni che lo avevano occupato nei due anni parigini. Dall’approfondimento del rapporto ideale con Millet, rivisto però alla luce del sud, fino alla predilezione verso l’arte giapponese, anch’esso corroborata da una nuova intensità del colore.
Ad Arles Vincent giunge il 20 febbraio 1888, trovando alloggio all’ Hôtel-Restaurant Carrel, al 30 di rue de la Cavalerie. Dopo essersi sistemato e avere trascorso la prima notte in Provenza, la mattina del 21 febbraio scrive subito a Theo, per informarlo dapprincipio di una cosa assai singolare. Lui, partito per il sud per incontrare il sole e la luce assoluta, è invece arrivato con la neve che cade: “Ora ti dirò che, per cominciare, ci sono dovunque almeno 60 centimetri di neve già caduta, e che continua a caderne. Arles non mi sembra molto più grande di Breda o di Mons”.
Vincent van Gogh, Alberi da frutto tra i cipressi, 1888
olio su tela, cm 64,9 x 81,2
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
Nei quasi quindici mesi di permanenza ad Arles, Van Gogh realizza circa duecento quadri, cento tra disegni e acquerelli e ha il tempo di scrivere duecento lettere, quasi tutte, come sempre, indirizzate al fratello Theo. Quando arriva ad Arles, la città conta più o meno 30.000 abitanti ed è un po’ la quintessenza della Provenza. Ci si può chiedere perché Vincent l’avesse scelta, e non per esempio Aix o Martigues o Avignone, quando decide di scendere a sud. Di sicuro non c’è un unico motivo, ma un’articolata serie di risposte possibili.
Vincent van Gogh, Il seminatore, 1888
olio su tela, cm 64,2 x 80,3
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
Egli ammira molto per esempio il pittore marsigliese Adolphe Monticelli e Arles poteva essere una sorta di testa di ponte sulla strada per Marsiglia. Theo stesso stava costruendo una collezione di opere di Monticelli, il cui colore fondo e materico Vincent riteneva derivato da Delacroix, altro pittore da lui assai considerato. Molte delle sue nature morte di fiori, soprattutto dipinte nella seconda parte del 1886 a Parigi, risentono dell’influenza di Monticelli, del quale così dice in una lettera molto bella: “Monticelli esprime la libertà dell’artista di esagerare, di creare un mondo più bello e più semplice, più consolante del nostro ed esprime il fatto che il talento sia da una lunga pazienza e dapprincipio uno sforzo di volontà e di intensa osservazione.”
Vincent van Gogh, Mietitori, 1888
olio su tela, cm 73 x 54
Musée Rodin, Parigi, inv. P. 7304
© Musée Rodin - Jean de Calan
Ugualmente, l’amore per le stampe giapponesi poteva avere condizionato la sua visione del sud e infatti scrive a Bernard poche settimane dopo esservi arrivato: “Questo paese mi sembra bello quanto il Giappone per la limpidezza dell’atmosfera e gli effetti brillanti del colore.” Ma anche la lettura dell’opera dello scrittore provenzale Alphonse Daudet offre occasioni di un colore nuovo per la visione di Van Gogh. Soprattutto il Tartarin de Tarascon, uscito nel 1872, lo colpisce molto, tanto da citarlo molto spesso nelle sue lettere, riferendosi alla “gaiezza” provenzale. Che associa anche alla sua pittura, non di rado.
Vincent van Gogh, Sentiero nel parco, 1888
olio su tela, cm 72,3 x 93
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
In ogni caso, nessun pittore prima di Vincent van Gogh aveva scelto Arles come base, mentre lui sognava di stabilirvi il tanto desiderato “Atelier del sud,” vera e propria comunità di pittori che avrebbe dovuto nascere attorno alle figure di Gauguin e Bernard. Comincia adesso, arrivato ad Arles, la vera stagione del plein air per Van Gogh. E sarà una stagione entusiasmante, anche se talvolta per lui dolorosa.
Vincent van Gogh, Ritratto di Armand Roulin, 1888
olio su tela, cm 65 x 54,1
Folkwang Museum, Essen (acquisito nel 1903 per il Museum Folkwang, Hagen dal 1922 Essen)
© Jens Nober, Museum Folkwang
A questo, evidentemente, si somma, in un 1888 appunto decisivo, il rapporto, prima epistolare e poi legato alla convivenza di due mesi nella Casa Gialla di place Lamartine, con Paul Gauguin. Sia come sia, Van Gogh manifesta ad Arles, e ancor di più nei suoi immediati dintorni, nella continua immersione in una natura assoluta, tutti quei tratti che faranno di lui il pittore che conosciamo e lo porteranno a vivere con un’intensità fuori del comune gli ultimi due anni e poco di più della sua vita. Dalle fioriture ai campi di grano nella Crau, dai girasoli ai famosi ritratti, dalle notti stellate agli interni dei caffè, saranno tanti i capolavori realizzati da Van Gogh ad Arles.
Vincent van Gogh, Il postino Joseph Roulin, 1888
olio su tela, cm 65 x 54
Kunstmuseum, Winterthur
dono degli eredi di Georg Reinhart, 1955
© SIK-ISEA, Zurich
mostra a cura di
Marco Goldin
Centro San Gaetano
Padova, via Altinate, 71
10 ottobre 2020 – 11 aprile 2021