
Van Gogh. I colori della vita
Padova, Centro San Gaetano
la mostra è aperta dal lunedì al venerdì
Padova, Centro San Gaetano
la mostra è aperta dal lunedì al venerdì
Sien e il tempo all'Aia.
Disegni e prime pitture
Terza sezione
Quando arriva all’Aia, alla fine di dicembre del 1881, si reca subito nell’atelier di Anton Mauve, pittore famoso e cugino per parte di madre, dal quale era già stato due volte negli ultimi mesi. Dal primo gennaio affitta delle stanze in Schenkweg dove allestisce anche uno studio. Van Gogh era alla ricerca di “tutte le scene possibili con figure – un mercato, l’arrivo di una barca, un gruppo di persone in fila alla mensa per i poveri, nella sala d’attesa di una stazione, all’ospedale, al monte dei pegni, gruppi che parlano per strada o passeggiano. E tutto dipende dagli stessi problemi di luce, di ombra e di prospettiva.” Riteneva che lo studio fosse il suo obiettivo principale e di doversi impegnare per rendere il movimento delle figure.
Vincent van Gogh, Donna seduta, 1882
matita, penna e pennello in inchiostro nero (in parte scolorito in marrone) su carta vergata (due fogli), mm 609 x 373
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
Non tralasciò comunque di fare nuove illustrazioni, traendo ispirazione dalle stampe inglesi per produrre per esempio una serie di litografie con temi legati al rapporto tra l’uomo e la terra. Ma quanto cercava in un modello, Van Gogh lo trova all’Aia in Sien Hoornik, una ex prostituta incinta che divenne anche sua compagna, dopo l’incontro che si compì a fine gennaio. Sien, sua madre e la prima figlia posavano per lui “con i vestiti adatti, abiti in lana merino nera, bei modelli di cuffie e un bellissimo scialle.”
È con certi meravigliosi, e dolentissimi, ritratti di Sien e della madre, presenti in mostra, che prende il via quella galleria di volti e figure che nei quasi due anni trascorsi all’Aia designeranno i confini di un mondo fatto di gemiti silenziosi, e lacrime non ostentate, e miseria, e solitudine, e sofferenza nel corpo e nello spirito. Si trattava di dare senso a quell’individualità dei soggetti che Van Gogh sempre preservò fin dal primo momento della sua ricerca.
Vincent van Gogh, Donna su una stradina di campagna, 1882
matita, tracce di quadrettatura su carta vergata, mm 360 x 605
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
Il suo lavoro mostra di prendere le mosse da quattro fonti di ispirazione ben precise: gli artisti della scuola dell’Aia, gli artisti della scuola di Barbizon, gli antichi maestri olandesi e le incisioni su legno di autori contemporanei, soprattutto inglesi. Ammira fortemente il realismo dei pittori della scuola dell’Aia, costruito su un’inclinazione di carattere morale che non può non incontrare il suo favore. È infatti impressionato dalla tensione che in questo senso esprime Israëls, ma anche dall’integrità di altri autori come Jacob Maris, Mauve e Weissenbruch. Nel loro evidente richiamarsi ai pittori di Barbizon, egli sente così la perfetta congiunzione con il concetto di paesaggio da lui tanto amato ed espresso tra gli altri da Millet, Corot, Dupré, Rousseau e Daubigny. Si trattava di una natura venata sempre di un’inclinazione malinconica, spesso vespertina, che corrispondeva perfettamente al suo spirito. Del resto, Van Gogh conosceva bene le loro opere, che vedeva spesso quando lavorava da Goupil a Parigi.
Vincent van Gogh, Donne nella neve che portano sacchi di carbone, 1882
gesso, inchiostro acquarellato, acquerello opaco e trasparente su carta velina, mm 321 x 501
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
Ma va ricordato anche, come elemento non secondario, quanto egli apprezzasse il lavoro degli incisori su legno inglesi, le cui immagini ponevano l’accento su temi sociali di indubbio richiamo. Immagini che il pittore olandese poteva vedere in pubblicazioni come “The Graphic” e ”The Illustrated London News”, che aveva regolarmente a disposizione. Van Gogh poi ammirava grandemente Rembrandt come pittore religioso, e in questo senso è significativa la sua predilezione verso l’episodio dei discepoli di Emmaus. Ciò che Van Gogh vedeva di interessante nel Rembrandt pittore religioso era il trattamento della luce, con tutto quanto di simbolico e misterioso poteva essere a essa collegato. Apprezzava poi la spontaneità e la maestria nel disegno di Hals, e non poteva che essere immensa l’ammirazione per i grandi pittori di paesaggio olandese del Seicento, coloro che avevano fondato questo genere, a cominciare ovviamente da Jacob van Ruisdael, Koninck e Van Goyen.
Vincent van Gogh, Crepuscolo, Loosduinen, 1883
olio su tela applicata su tavola, cm 33 x 50
Centraal Museum, Utrecht
in prestito dalla van Baaren Museum Foundation, Utrecht
© Centraal Museum Utrecht
La visione tanto importante del paesaggio nasce dunque in Van Gogh sulla linea che congiunge Van Ruisdael, la scuola di Barbizon e quella dell’Aia. Con oltre venti disegni e i primi dipinti del tempo dell’Aia, questa sezione si chiude dentro questo spirito di intima attenzione umana.
Vincent van Gogh, Limitare del bosco, 1883
olio su tela, cm 33,8 x 48,5
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands
© 2020 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands; photo Rik Klein Gotink, Harderwijk
mostra a cura di
Marco Goldin
Centro San Gaetano
Padova, via Altinate, 71
10 ottobre 2020 – 11 aprile 2021