Testata

Gli ultimi giorni di Van Gogh

Il diario ritrovato


Gli ultimi giorni di Van Gogh
Lo spettacolo teatrale

Saint-Rémy, 15 maggio 1890

Ho deciso di partire. Non posso più restare qui, mi scoppia il cuore. Ho detto ieri al dottor Peyron che domani salirò sul treno e andrò via per sempre. Anche Theo ha capito, è d’accordo, perché altro non c’è da fare. Come si dice sì a qualcosa che speri potrà portare nella tua vita un po’ di felicità. Potrà salvarti.

Marco Goldin, Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato

 

Dopo la fortunata tournée del 2018/2019 con La grande storia dell’impressionismo, Marco Goldin torna in teatro con un nuovo spettacolo, intitolato Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato, di cui cura anche la regia. Spettacolo che fa parte di un vasto progetto dal medesimo titolo, costituito da un romanzo, cinque puntate che inaugurano il canale podcast dello studioso trevigiano e ovviamente la rappresentazione teatrale con il contributo eccezionale determinato dalle musiche di Franco Battiato.

Seguendo il ritmo del suo romanzo uscito da poco, Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato, edito da Solferino, Marco Goldin sale sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Vincent van Gogh.

Nel libro alla base dello spettacolo egli immagina che Van Gogh avrebbe potuto tenere un diario proprio in quelle settimane finali e per questo gli presta la sua voce. Ovviamente mai staccandosi dai fatti realmente accaduti eppure dilatando molti vuoti e altrettanti silenzi del pittore. In quelle settimane conclusive l’artista olandese scrive tra l’altro un numero minore di lettere rispetto al solito e parla di meno della metà degli oltre settanta quadri che realizza. Il romanzo e lo spettacolo sono quindi un continuo gioco di specchi e di rimandi, tra i colori, le parole e i silenzi nei quali quasi si adagiano le musiche di Battiato.

Quel diario (“un quaderno un po’ lacero, di pelle verde scura, con dei ricami dorati e il dorso nero”) viene ritrovato casualmente da Arthur Gustave Ravoux, il titolare della locanda nella quale Vincent vive tra la fine di maggio e la fine di luglio del 1890. Mancano due settimane alla morte del pittore e Ravoux sale nella sua camera di sottotetto per rifargli il letto e trova il cassetto dello scrittoio appena accostato. Lo apre e scopre quel diario di cui nessuno conosceva l’esistenza, ma non lo dice nemmeno a Theo. 

Da questo espediente narrativo parte anche l’azione teatrale, nel parlare quasi tra sé e sé che Goldin fa come fosse colui che accompagna Van Gogh, e dunque osservandolo lo racconta.

Tutta la scenografia punta moltissimo su un effetto di stupefazione davanti alle immagini dei quadri, i loro particolari e anche fotografie d’epoca. Oltre a una nutrita e suggestiva parte filmica appositamente girata nei luoghi di Van Gogh in Provenza, tra Arles e la pianura della Crau, le amate Alpilles e l’istituto di cura per le malattie mentali di Saint-Rémy nel quale scelse di stare per un anno.

Poi i campi di grano e le strade di Auvers-sur-Oise, la casa del dottor Gachet e il fiume. Non mancano gli ambienti dell’Auberge Ravoux, dove Van Gogh ha vissuto nelle settimane finali. Così come non mancano, nelle immagini appositamente girate per lo spettacolo, i ricordi dei luoghi olandesi, e segnatamente la regione del Brabante nella quale era nato. Si tratta di un vero e proprio spettacolo nello spettacolo. Da assaporare restando seduti a teatro.

Un aspetto, questo filmico, che viene continuamente rilanciato attraverso il grande schermo di sette metri, panoramico e infine arcuato, con proiezioni al laser in altissima definizione, che avvolge sulla scena Marco Goldin mentre racconta, arricchendo così enormemente la narrazione.

Anche per effetto della lunga passerella che talvolta solleva Goldin, mentre vi cammina sopra, a mezzo metro dal livello del palcoscenico, rendendolo parte integrante dei paesaggi che scorrono alle sue spalle. E così è anche per i due ulteriori schermi che danno vita a quella sorta di scatola magica che è la piccola camera di Van Gogh, con tre soli elementi fisici come un tavolino, una sedia e una lampada. Dal cassetto di quel tavolino, nella prima scena dello spettacolo, esce il diario da cui tutto ha inizio.


uno spettacolo di e con
Marco Goldin

tratto dal suo romanzo
Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato (edito da Solferino)

musiche
Franco Battiato


riprese in Olanda, Belgio e Francia
Luca Attilii e Fabio Massimo Iaquone

montaggio e animazioni video
Alessandro Trettenero

prodotto e distribuito da
International Music and Arts

www.internationalmusic.it

durata
90 minuti